Sinodo per l’Amazzonia, sfida per la nuova umanità

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Pochi giorni ci separano dall’inizio di un evento che sta attirando l’attenzione non solo degli ambienti ecclesiastici, ma di tutto un universo apparentemente lontano dal mondo religioso e cattolico: il Sinodo per l’Amazzonia.

Per i popoli dell’Amazzonia

Frutto di un lungo cammino di ascolto delle comunità e delle realtà amazzoniche, questo evento sta divenendo sempre più voce, espressione della vita e del sentire dei popoli dell’Amazzonia, che trovano la loro sintesi nell’ecologia integrale. Un evento che sta scomodando e non poco tutto il sistema economico, strutturale, politico e religioso e l’idea che ancora oggi vuole imporre di immaginare l’Amazzonia come un grande “magazzino” dell’umanità per i suoi giacimenti di materie prime, la sua biodiversità, la foresta e soprattutto per la più grande riserva di acqua dolce del pianeta.

La Campagna di Fraternità 2007 dal tema “Fraternità e Amazzonia” e slogan “Vita e missione su questo suolo”, promossa dalla Chiesa brasiliana nel tempo della quaresima, anticipava un processo che è andato maturando nel corso degli anni e che sfocia ora nel sinodo di ottobre. Allo stesso tempo può essere considerata la conclusione di una tappa e l’inizio di un nuovo momento storico per l’Amazzonia, avente come protagonisti i popoli originari dell’Amazzonia.

Casa Comune e Ecologia Integrale

Il tema della Casa Comune e dell’Ecologia Integrale abbraccia non solamente biomi, biosfere, biodiversità, ma tutti coloro che abitano l’Amazzonia, coloro a cui deve essere data la parola e la possibilità di scegliere quali relazioni e azioni incentivare al fine di preservare la Madre Terra nel tempo presente e futuro.

Tutto questo esige una nuova visione politica, sociale, strutturale e religiosa, e lì sta la grande rivoluzione, scomoda a molti. La questione è emersa in questi ultimi anni con l’ingresso nel panorama mondiale della figura di Papa Francesco, che a partire dalla scelta del nome fino all’azione pubblica più insignificante inverte il paradigma seguito fino ad oggi, facendo diventare i poveri e gli scarti della società e del sistema il punto di partenza, protagonisti della sua azione pastorale e evangelizzatrice: un’azione che nello stesso tempo diviene sociopolitica, ossia produttrice del bene comune.

Un Sinodo “scomodo”

Infine, il Sinodo per l’Amazzonia infastidisce sia le ali più conservatrici della Chiesa, sia il sistema economico, politico e sociale latinoamericano e mondiale, in quanto priva il mondo occidentale del suo potere e protagonismo per restituirlo ai suoi veri ed unici proprietari, coloro che vivono e si prendono cura della «casa comune», i popoli nativi, che ci fanno la proposta di un altro mondo possibile in cui l’economia è il «buon vivere» e l’obiettivo finale la “terra senza mali”, o per dirla con San Paolo VI, «la civiltà dell’amore».

P. Gianfranco Graziola, missionario della Consolata

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